Le Sale superiori sono
dedicate alla riforma settecentesca del duomo, illustrano i cambiamenti
subiti dall’edifico dalla sua fondazione al XVIII.
Nell’esposizione di queste
sale le opere testimoniano e rappresentano, nella loro qualità storica e
artistica, le funzioni e i significati liturgici dal XIII al XVIII secolo.
Per secoli i dipinti e gli oggetti sacri venivano creati per la chiesa
secondo specifiche norme che, oltre alla loro funzione oggettiva associavano
la traduzione del messaggio cristiano. L’iconografia e le decorazioni delle
opere, aderendo agli stili delle diverse epoche, rispondevano a tali
caratteristiche prediligendo particolari temi o forme, talvolta ispirati
alla storia della stessa chiesa per la quale venivano realizzati. Nelle
opere esposte si ripercorrono quelle tracce che hanno contrassegnato gli
ampliamenti ed i cambiamenti di aspetto del duomo, in particolare nel ‘700.
L’esposizione vuole cercare di contribuire all’adeguata conservazione dei
manufatti garantendone la visibilità e di collocare in futuro quelle opere,
ora in deposito, ma in attesa di restauro.
Le modifiche del duomo
La prima chiesa che si presume esistente nel XII era dedicata a San Girolamo
di cui risultano le fondamenta sotto il pavimento del coro. Nel 1245
il Patriarca Bertoldo di Andechs (1218-1251) pensò a costruire la chiesa di
San Odorico Il Patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1269) la porta a
termine. Alla fine del XIII secolo il duomo è chiamato con il titolo di
Santa Maria Maggiore. Le pareti del coro risultano affrescate con
dipinti dell’epoca.
Sala affreschi
Nel 1335 il Patriarca Beato
Bertrando di Saint Geniès (1334-1350), fa affrescare il coro e la cappella
di S. Nicolò da Vitale da Bologna,consacra il duomo dedicandolo a S. Maria
Maggiore. Nel 1383 l’edificio è ampliato con la costruzione delle
cappelle laterali, di cui esistono tuttora le antiche chiavi di volta
affisse sulle pareti esterne sud e nord della cattedrale, nella cappella del
Corpo di Cristo e all’ingresso Nord. Il momento di trasformazione del
duomo è contrassegnato dalla riforma detta “dei Manin” avviata nel 1710 su
patrocinio del Patriarca Dionisio Dolfin (1699-1734) che vede la mutazione
del presbiterio, con lo smembramento degli accessi delle cappelle laterali
di S. Nicolò e del Corpo di Cristo e del coro, di Sant’Ermagora e Fortunato,
di San Giovanni Battista e Eustachio (Cappella degli Arcoloniani) di cui
restano gli affreschi attribuiti ad Andrea Bellunello, 1478 ca.
Sala Cappella Arcoloniani
Altre modificazioni riguardano tutti gli ingressi e
le cappelle laterali. Nel 1735 il Patriarca Daniele Dolfin (1734-1751)
riconsacra il duomo con il titolo di S. Maria Annunziata. Nel 1751
Benedetto XIV il 6 luglio 1751 sopprime il Patriarcato di Aquileia
dividendolo nelle sedi vescovili di Udine e Gorizia. Nel 1752 è eretta
la sede arcivescovile di Udine, di cui è nuovo arcivescovo Daniele Dolfin
con il permesso di farsi chiamare fino alla morte Patriarca di Aquileia.
Il 19 gennaio 1753 la Chiesa collegiata è formalmente eretta in
Metropolitana con motu proprio. Nel 1775 l’edificio è dotato delle nuove
sacrestie a Sud, su due piani, di cui fanno parte queste sale e che allora
erano destinate al deposito di arredi e paramenti. Nell’esposizione di queste sale le opere testimoniano e rappresentano, nella
loro qualità storica e artistica, le funzioni e i significati liturgici dal
XIII al XVIII secolo. Per secoli i dipinti e gli oggetti sacri venivano
creati per la chiesa secondo specifiche norme che, oltre alla loro funzione
oggettiva associavano la traduzione del messaggio cristiano. L’iconografia e
le decorazioni delle opere, aderendo agli stili delle diverse epoche,
rispondevano a tali caratteristiche prediligendo particolari temi o forme,
talvolta ispirati alla storia della stessa chiesa per la quale venivano
realizzati. Nelle opere esposte si ripercorrono quelle tracce che hanno
contrassegnato gli ampliamenti ed i cambiamenti di aspetto del duomo, in
particolare nel ‘700. L’esposizione vuole cercare di contribuire
all’adeguata conservazione dei manufatti garantendone la visibilità e di
collocare in futuro quelle opere, ora in deposito, ma in attesa di restauro.
Sala Dolfin
Sala Oreficeria
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