Dalmatica

DALMATICA,

secolo XIII, manifattura lucchese e cinese (?)

Diaspro e lampasso, seta, lino, argento membranaceo, oro cartaceo; 159x138

 

 

 

 

 

La dalmatica è costituita dal diaspro in cui si identifica la decorazione bianco su bianco a teorie di due cervi , azzannati al collo da cani, sono affrontati e separati da un alberello, poggiano su una palmetta, alternati in verticale da grifi , intervallati da un'altra palmetta su cui posano gli artigli di due aquile con le teste girate. Di essi risaltano in argento le teste, le zampe e gli zoccoli, i clipei, e altri grifi. Nella parte inferiore, centrale, anteriore è cucito il pannello di lampasso il cui fitto decoro presenta due teorie sfalsate con rami nodosi e foglioline ad andamento curvo, recanti fiori di loto , all'interno di ogni corolla si ripete il fiore in bocciolo, sono distanziate alternativamente da fiori di cardo nascenti dal racemo e corolle a forma di mandorla con petali nella parte centrale.

Storia e critica: per quanto concerne l'attribuzione e la datazione dei due tessuti, il diaspro è stato prodotto tra la seconda metà del secolo XIII e la prima metà del secolo XIV da manifattura lucchese. Si riscontrano similitudini stilistiche e tecniche con esemplari che la critica ha indicato di tale manifattura in considerazione all'alto livello produttivo di Lucca in quel periodo. Il più affine tra gli esemplari è quello della casula del Museo dell'Opera metropolitana del duomo di Siena  F/1 . Nel pannello di lampasso anche dopo il restauro si rileva con una certa difficoltà il decoro (grafico 3), che giustifica la datazione alla prima metà del secolo XIV. La decorazione con l'impostazione confusa e fitta dei motivi floreali molto stilizzati, rilevata prima del restauro, è ora più distinguibile. In ciò si trova maggiore ragione nel giustificare la provenienza cinese del manufatto, malgrado la non presenza dell'elemento animale potrebbe escluderla propendendo per un'attribuzione al più vicino oriente, Persia per esempio, nei cui repertori stilistici vi è una riproduzione di elementi vegetali e floreali più affine a quella del pannello esaminato. Significativa è anche la presenza delle striscioline di pelle dorata, materiale più in uso in tali aree. Un esemplare molto affine sia per il tipo di indumento che per il tessuto del pannello applicato in cui si riscontrano soggetti animali, è quello del parato detto di Sant'Agostino di Cagliari  F/2 . La dalmatica fa parte del corredo funerario del beato Bertrando. Si poteva trattare di un parato appartenuto al Patriarca in vita in considerazione alla datazione attribuitale. La dalmatica è stata oggetto di restauro: sono stati rilevati dati che fanno presumere siano avvenuti dei mutamenti della foggia, alterandone il confezionamento originario che prevedeva con tutta probabilità un pannello anche sulla parte posteriore F/4 , comunque più integra. Per l'esposizione si è optato di posizionare la dalmatica rendendo visibile la parte anteriore che conserva il pannello di lampasso. In particolare, il paramento prima del restauro era notevolmente compromesso. Il suo stato di conservazione comportava una scarsa lettura di alcuni dati ed elementi in particolare per i tessuti. Per alcuni materiali la loro esatta identificazione tipologica è stata possibile solo in sede di restauro, l'analisi tecnica è successiva al restauro, pertanto dati che prima risultavano incerti, sono riportati nelle schede tecniche come rilevati dopo l'intervento. Un elemento emerso è la probabile voluta asportazione, nella parte anteriore, di parte del tessuto tagliato lungo le linee in cui c'erano segni di usura. Considerate le testimonianze sul corredo del beato si potrebbe associare tale operazione al 1656, quando "alcuni paramenti in broccato d'oro sono stati venduti per eseguire due candelieri d'argento e nuovi paramenti per il Duomo" (Someda de Marco). Non si esclude che la parte di tessuto sia stata tagliata solo perché in cattive condizioni.

 

 

 

 

DIASPRO

Orditi: proporzioni: 1 di pelo, 1 di legatura; materie: di pelo: seta, 2 capi leggermente ritorti a 'S', avorio; di legatura: seta, 2 capi, STA, bianco; riduzione: di pelo 46 fili ca. al cm; di legatura: 22 fili ca. al cm

Trame: proporzioni. 1 di fondo, 1 lanciata, 1 broccata; materie: di fondo: seta, più capi, STA, bianco; lanciata: seta, 1 capo, STA, bianco; broccata: argento ritorto a 'S' su anima di lino bianco; riduzione: di fondo 24 al cm; lanciata 24 al cm

Costruzione interna del tessuto: fondo in armatura diagonale 3 lega 1 faccia ordito prodotto dall'ordito di pelo e dalle trame di fondo; opera per l'intervento della trama lanciata legata in diagonale da 5 lega 1 dall'ordito di legatura e dalla trama broccata che interviene con direzione Z.

Cimose: due cordoncini di lino costituiscono quella sinistra, mentre la destra non si differenzia dal resto del tessuto. Altezza del tessuto: cm 43,5. Su uno dei pezzi anteriori sono visibili due righe orizzontali che stanno a indicare l'inizio della pezza, l'inizio della fase di tessitura a telaio F/3 .

Rapporto modulo disegnativo: 19,1x61,5

Descrizione del disegno: Si identifica la decorazione bianco su bianco a teorie di due cervi affrontati separati da un alberello e che poggiano su una palmetta, alternati in verticale da grifi, intervallati da un'altra palmetta su cui posano gli artigli di due aquile con le teste girate. Di essi risaltano in argento le teste, le zampe e gli zoccoli, i clipei, e altri grifi.

LAMPASSO

Orditi: proporzioni: 1 di fondo, 1 di legatura; materie: di fondo: seta, 1 capo, leggera torsione 'S', salmone arancione; di legatura: seta, 1 capo, leggera torsione 'S', beige; riduzione: di fondo 40 fili al cm; di legatura: 20 fili al cm

Trame: proporzioni: 1 di fondo; 1 lanciata; materie: di fondo: seta, più capi, STA, rosa salmone; lanciata: lamina di pelle dorata, riduzione: di fondo 13 colpi al cm; 13 lanciate al cm

Costruzione interna del tessuto: Fondo in armatura diagonale da 3 lega 1 faccia ordito prodotta da ordito e colpi di fondo, opera per l'intervento della trama lanciata costituita da striscioline di pelle dorata in diagonale 7 lega 1 faccia trama con l'ordito di legatura.

Cimosa: una di cm 0,6, fili di seta verde in diagonale 1 lega 2 faccia ordito.

Altezza del tessuto: incalcolabile essendoci solo una cimosa, la dimensioni sono quelle riportate per la dimensione dell'intero pannello

Rapporto modulo disegnativo: 11,4x23,5

Descrizione del disegno: due teorie sfalsate con rami nodosi e foglioline ad andamento curvo, recanti fiori di loto, all'interno di ogni corolla si ripete il fiore in bocciolo, sono distanziate alternativamente da fiori di cardo nascenti dal racemo e corolle a forma di mandorla con petali nella parte centrale.

 

 

 

 

 

 

Prima del restauro la dalmatica presentava evidenti manomissioni e alterazioni, maldestri e grossolani interventi di rimontaggio. I guasti presenti sul tessuto erano dovuti alla combinazione tra usura meccanica e degrado chimico delle fibre di seta (fotodegradazione e decadimento indotto in corrispondenza di macchie e depositi di materiali organici). Il pannello decorativo era interessato da un livello accentuato di decadimento molecolare delle fibre di seta dell’ordito. Con l’intervento di restauro si è provveduto allo smontaggio delle grandi pezze di tela di cotone cucite a macchina, cosichè le due sezioni sono state ricondotte alle posizioni originarie. Si è proceduto alla pulitura, prima attraverso la spolveratura per aspirazione, poi per immersione in tetracloro-etilene, ottenendo una migliore leggibilità del decoro. Individuata la foggia corretta del manufatto si è provveduto al supporto totale. Il pannello è stato supportato con tulle di nylon tinto.

Intervento: Francesco Pertegato-Centro restauri manufatti tessili di Milano

Dimensioni: h max 138; ampiezza da polso a polso cm 159.

Come correttamente rilevato nella prima relazione (1994), molto probabilmente si trattava, originariamente, di una dalmatica, la cui collocazione cronologica è determinata da quella del tessuto (tra la seconda metà del sec. XIII e la prima metà del XIV). Foggia e dimensioni sono sostanzialmente quelle allora individuate e qui riportate con gli aggiustamenti resi possibili dalle osservazioni raccolte nel corso del restauro (grafico 2).  

Corrispondono sostanzialmente a quelle della dalmatica definita di "forma romana" dal Braun, e a quelle riportate dal Dalla Mutta sulla scorta di studi condotti in area francese. Il tessuto, un diaspro di seta bianca, arricchito da decorazioni prodotte da trame supplementari di seta e argento membranaceo, è orientato dal basso verso l'alto sia davanti che dietro; dal polso allo scollo nelle maniche. I clavi sono corti (42 cm dalla linea di spalla) e stretti (cm 2,6).

Le aperture laterali sono profilate di taffetas di seta rosso-marrone (5 mm sul davanti, circa 4 cm sul rovescio) che agiva come una fodera e impediva che si vedesse il rovescio del tessuto quando chi l'indossava si muoveva. I margini inferiori sono profilati di taffetas di seta verde, di cui è difficile stabilire se si tratti di finitura originaria o successiva. In corrispondenza del pannello centrale, in basso, sia davanti che dietro, era collocato un riquadro decorativo di dimensioni cm 24,5x42, foderato della stessa seta rosso-marrone dei profili laterali. Attualmente si conserva, solo sul davanti, un pannello decorativo, più grande di quello originario (cm 33x46) in tessuto ritenuto di probabile provenienza cinese, nel quale la decorazione è prodotta da trame supplementari lanciate costituite da striscioline di pelle dorata e di cui è stato rilevato con qualche difficoltà l'impianto decorativo (grafico 3).

Stato di conservazione d4.1

Manomissioni e alterazioni - Se si prescinde dai maldestri e grossolani interventi di rimontaggio, dovuti ad operazione non professionale degli anni '70, di cui si è dato conto dettagliato nella relazione del 1994, due sono probabilmente le alterazioni subite dall'indumento dal momento della sua realizzazione.

La prima è il cambio di foggia delle maniche che si riduce di ampiezza fino ad arrivare, ai polsi, a quella appena sufficiente a lasciar passare la mano d4.8 . Che non si tratti della foggia originaria è dimostrato dal fatto che il tessuto presenta lungo la linea inferiore della manica una irregolarità di taglio e uno spreco di tessuto che è in netto contrasto con la sobria raffinatezza della sartoria originaria e l'oculatissimo impiego del tessuto, di grande qualità e, quindi, estremamente costoso. Indovinare quando e perché l'alterazione sia intervenuta è questione di assai più difficile soluzione. Potrebbe trattarsi infatti di un cambio di destinazione d'uso, da dalmatica a tonacella; oppure, più semplicemente, di un aggiornamento della foggia in base alla moda per cui, dopo il medioevo, la differenza di ampiezza tra le maniche della dalmatica e quelle della tonacella si è andata progressivamente riducendo. Quel che è certo è il fatto che l'operazione è stata condotta con perizia professionale, almeno per quanto riguarda l'apertura al polso e la risistemazione della fascia decorativa (identica a quella che costituisce i clavi) d4.10 . Lungo il margine inferiore, invece, il tessuto è stato semplicemente ripiegato all'interno e che si sia provveduto a diverse correzioni e cuciture nel corso del tempo è dimostrato dal fatto che non ci sono né pieghe né tracce di cuciture inequivocabili d4.4 . Non si può tuttavia escludere che l'indumento sia nato come tonacella e che il termine dalmatica sia stato utilizzato da quando è stato associato alla memoria del Beato Bertrando (la dalmatica è la veste liturgica propria del vescovo). 

La seconda alterazione si mostra decisamente più provvisoria ed è costituita da due pieghe di circa 5-6 cm, ricavate immediatamente all'esterno delle cuciture verticali dei pannelli centrali, sia davanti che dietro, e fissate da imbastiture a punti molto lunghi; evidentemente allo scopo di diminuire l'ampiezza della dalmatica (da 20 a 24 cm sia davanti che dietro). Probabilmente anche questa manomissione aveva lo scopo di assecondare un aggiornamento della foggia.Il manufatto conserva pressoché intatti tutti gli elementi sartoriali, nonostante le gravi mutilazioni subite, soprattutto sul davanti, come si può rilevare dal grafico 2. I margini delle lacerazioni lasciano pensare che il materiale mancante sia stato deliberatamente asportato, provvedendo a tagliarlo lungo linee in cui c'erano segni gravi di usura.

I guasti presenti sul tessuto sono dovuti alla combinazione tra usura meccanica e degrado chimico delle fibre di seta dovuto a ragioni diverse (in particolare fotodegradazione e decadimento indotto in corrispondenza di macchie e depositi di materiali organici ma non provenienti da tessuti umani in decomposizione). Sono più accentuate sul dietro all'altezza delle spalle e delle scapole, e sul davanti nella posizione in cui solitamente sono collocati i guasti maggiori nella pianeta. Se ne deduce che il manufatto è stato molto usato, in ragione della sua longevità, ma molto ben conservato quando in riposo. Le conseguenze sono costituite da numerose lacerazioni e lacune, di piccola e media entità, che compromettono la solidità complessiva del tessuto; in taluni casi il degrado chimico è tale che il materiale tende a disgregarsi, fenomeno a cui nel passato si è tentato di porre rimedio con rammendi talvolta talmente fitti da disintegrare il tessuto d4.31, d4.15, d4.36 . Ci sono tuttavia aree anche ampie in cui questo conserva una buona resistenza meccanica. Il tessuto, inoltre, era ingrigito dalla polvere fissata dalle sostanze grasse sospese nell'atmosfera e si presentava imbrunito nelle aree interessata da decadimento chimico. Gravemente lacunoso era anche il taffetas di seta rosso-marrone dei profili laterali d4.6 . Per quanto riguarda, infine, il pannello decorativo, va osservato che era ed è interessato da un livello così accentuato di decadimento molecolare delle fibre di seta dell'ordito, peraltro sottilissimo, che tendeva a lacerarsi sotto la minima azione meccanica; paradossalmente la situazione era aggravata dalla grande robustezza residua mostrata dalle trame supplementari lanciate di pelle dorata. Le conseguenze erano costituite da fitte e lunghe lacerazioni orizzontali (una da una estremità all'altra in corrispondenza dell'orlo del diaspro sottostante) e da una lacuna ad andamento verticale collocata a sinistra della linea di mezzeria.d4.54, d4.57

Trattamento

Smontate le grandi pezze di tela di cotone cucite a macchina, è stato relativamente facile – grazie alle cuciture sopravvissute e alle evidenze materiali individuate - ricondurre le due sezioni alle posizioni originarie. Molto verosimilmente si tratta – come si è già visto - di una dalmatica che ha subito un piccolo ma significativo mutamento di foggia che le conferisce un aspetto simile ad una tonacella. Don Ruggero dalla Mutta, noto studioso di costume liturgico ha confermato l'ipotesi nel corso di un sopralluogo al laboratorio. Per l'epoca e il modo in cui è stata realizzata, la trasformazione non è priva di interesse dal punto di vista storico.

La direzione dei lavori ha concordato, pertanto, circa l'opportunità di salvaguardare l'opera nello stato nel quale ci è pervenuta, una volta rimosse le grossolane superfetazioni degli anni '70.

Pulitura: Osservazioni ripetute al microscopio sono state condotte preventivamente al fine di verificare la reazione all'acqua dell'argento sul budello, che costituisce le broccature del diaspro, e quella della pelle dorata che costituisce la trama del tessuto del pannello decorativo. La reazione di entrambi è stata tale da escludere nel modo più assoluto la pulitura in soluzione acquosa: il budello argentato avvolto su accia di seta una volta imbibito si contraeva rapidamente, incurvandosi e svolgendosi; anche se assai più contenuto lo stesso fenomeno si verificava per la pelle dorata. Nessun effetto negativo si manifestava, invece, nel trattamento con solventi organici. Si è quindi proceduto alla pulitura, prima attraverso la spolveratura per aspirazione, poi per immersione in tetracloro-etilene, dopo aver supportato interinalmente tra due strati di tulle di nylon, le aree indebolite o lacunose. Il tessuto si mostra adesso meno ingrigito mentre le trame di seta che producono il motivo decorativo sono leggermente più lustre e consentono una migliore leggibilità del medesimo. d4.77, d4.79

Consolidamento: una volta individuata la foggia corretta del manufatto si è provveduto al supporto totale dei pannelli centrali e delle maniche, locale dei pannelli laterali, su tela di cotone, tinta; le parti mancanti, facilmente ricostruibili per simmetria, sono state ripristinate utilizzando una tela di lana/seta, tinta in modo da presentare la dalmatica come un indumento e non come frammenti di tessuto provenienti da un indumento d4.32, d4.35, d4.26 . Le sezioni nelle quali il tessuto tendeva a disgregarsi sono state successivamente ricoperte di tulle di nylon tinto, fissato a cucito. L'intervento è stato condotto in modo da lasciare liberi ed esplorabili sul retro sia il tessuto che le tracce di finitura e gli elementi sartoriali. Profili e fasce decorativi alle aperture laterali sono state rivestite di organza di seta, anch'essa tinta appositamente, fissandola a cucito ai margini.d4.30 Il pannello decorativo è stato liberato dalle cuciture che lo fissavano al tessuto di fondo - grossolane e condotte con un filato troppo spesso e scuro - completamente su due lati, parzialmente sul terzo, in modo da poter condurre con la dovuta precisione le operazioni di supporto e da preservare, nel contempo, parte della cucitura anche se non sembra essere particolarmente antica. Rimossa la vecchia fodera di raso di cotone d4.56 , al tessuto è stato sottoposto un supporto di raso di cotone tinto appositamente (campione 8), fissandolo a cucito (punto posato); nelle lacune sono stati collocati e ancorati frammenti erratici di lamine di pelle dorata. d4.65, d4.67, d4.68 . Il consolidamento si è concluso con la ricopertura totale del pannello con tulle di nylon tinto (campione 9), fissato a cucito ai bordi, lungo i margini delle lacune e delle lacerazioni, nonché in corrispondenza dei "picchi" e delle "valli" delle increspature. d4.69

La trasformazione non è priva di interesse dal punto di vista storico.