Prima
del restauro la dalmatica presentava evidenti manomissioni e
alterazioni, maldestri e grossolani interventi di rimontaggio. I
guasti presenti sul tessuto erano dovuti alla combinazione tra usura
meccanica e degrado chimico delle fibre di seta (fotodegradazione e
decadimento indotto in corrispondenza di macchie e depositi di
materiali organici). Il pannello decorativo era interessato da un
livello accentuato di decadimento molecolare delle fibre di seta
dell’ordito. Con l’intervento di restauro si è provveduto allo
smontaggio delle grandi pezze di tela di cotone cucite a macchina,
cosichè le due sezioni sono state ricondotte alle posizioni
originarie. Si è proceduto alla pulitura, prima attraverso la
spolveratura per aspirazione, poi per immersione in
tetracloro-etilene, ottenendo una migliore leggibilità del decoro.
Individuata la foggia corretta del manufatto si è provveduto al
supporto totale. Il pannello è stato supportato con tulle di nylon
tinto.
Intervento:
Francesco Pertegato-Centro restauri manufatti tessili di Milano
Dimensioni:
h max 138; ampiezza da polso a polso cm 159.
Come
correttamente rilevato nella prima relazione (1994), molto
probabilmente si trattava, originariamente, di una dalmatica, la cui
collocazione cronologica è determinata da quella del tessuto (tra
la seconda metà del sec. XIII e la prima metà del XIV). Foggia e
dimensioni sono sostanzialmente quelle allora individuate e qui
riportate con gli aggiustamenti resi possibili dalle osservazioni
raccolte nel corso del restauro (grafico
2).
Corrispondono
sostanzialmente a quelle della dalmatica definita di "forma
romana" dal Braun, e a quelle riportate dal Dalla Mutta sulla
scorta di studi condotti in area francese. Il
tessuto, un diaspro di seta bianca, arricchito da decorazioni
prodotte da trame supplementari di seta e argento membranaceo, è
orientato dal basso verso l'alto sia davanti che dietro; dal polso
allo scollo nelle maniche. I clavi
sono corti (42 cm dalla
linea di spalla) e stretti (cm 2,6).
Le
aperture laterali sono profilate di taffetas di seta rosso-marrone
(5 mm sul davanti, circa 4 cm sul rovescio) che agiva come una
fodera e impediva che si vedesse il rovescio del tessuto quando chi
l'indossava si muoveva. I margini inferiori sono profilati di
taffetas di seta verde, di cui è difficile stabilire se si tratti
di finitura originaria o successiva. In
corrispondenza del pannello centrale, in basso, sia davanti che
dietro, era collocato un riquadro decorativo di dimensioni cm
24,5x42, foderato della stessa seta rosso-marrone dei profili
laterali. Attualmente si conserva, solo sul davanti, un pannello
decorativo, più grande di quello originario (cm 33x46) in tessuto
ritenuto di probabile provenienza cinese, nel quale la decorazione
è prodotta da trame supplementari lanciate costituite da
striscioline di pelle dorata e di cui è stato rilevato con qualche
difficoltà l'impianto decorativo (grafico
3).
Stato
di conservazione d4.1
Manomissioni
e alterazioni - Se si prescinde dai maldestri e grossolani
interventi di rimontaggio, dovuti ad operazione non professionale
degli anni '70, di cui si è dato conto dettagliato nella relazione
del 1994, due sono probabilmente le alterazioni subite
dall'indumento dal momento della sua realizzazione.
La
prima è il cambio di foggia delle maniche che si riduce di ampiezza
fino ad arrivare, ai polsi, a quella appena sufficiente a lasciar
passare la mano d4.8
. Che non si tratti della
foggia originaria è dimostrato dal fatto che il tessuto presenta
lungo la linea inferiore della manica una irregolarità di taglio e
uno spreco di tessuto che è in netto contrasto con la sobria
raffinatezza della sartoria originaria e l'oculatissimo impiego del
tessuto, di grande qualità e, quindi, estremamente costoso.
Indovinare quando e perché l'alterazione sia intervenuta è
questione di assai più difficile soluzione. Potrebbe trattarsi
infatti di un cambio di destinazione d'uso, da dalmatica a
tonacella; oppure, più semplicemente, di un aggiornamento della
foggia in base alla moda per cui, dopo il medioevo, la differenza di
ampiezza tra le maniche della dalmatica e quelle della tonacella si
è andata progressivamente riducendo. Quel che è certo è il fatto
che l'operazione è stata condotta con perizia professionale, almeno
per quanto riguarda l'apertura al polso e la risistemazione della
fascia decorativa (identica a quella che costituisce i clavi) d4.10
. Lungo il margine inferiore,
invece, il tessuto è stato semplicemente ripiegato all'interno e
che si sia provveduto a diverse correzioni e cuciture nel corso del
tempo è dimostrato dal fatto che non ci sono né pieghe né tracce
di cuciture inequivocabili d4.4
. Non
si può tuttavia escludere che l'indumento sia nato come tonacella e
che il termine dalmatica sia stato utilizzato da quando è stato
associato alla memoria del Beato Bertrando (la dalmatica è la veste
liturgica propria del vescovo).
La
seconda alterazione si mostra decisamente più provvisoria ed è
costituita da due pieghe di circa 5-6 cm, ricavate immediatamente
all'esterno delle cuciture verticali dei pannelli centrali, sia
davanti che dietro, e fissate da imbastiture a punti molto lunghi;
evidentemente allo scopo di diminuire l'ampiezza della dalmatica (da
20 a 24 cm sia davanti che dietro). Probabilmente anche questa
manomissione aveva lo scopo di assecondare un aggiornamento della
foggia.Il manufatto conserva pressoché intatti tutti gli elementi
sartoriali, nonostante le gravi mutilazioni subite, soprattutto sul
davanti, come si può rilevare dal grafico
2. I margini delle lacerazioni lasciano pensare che il materiale
mancante sia stato deliberatamente asportato, provvedendo a
tagliarlo lungo linee in cui c'erano segni gravi di usura.
I
guasti presenti sul tessuto sono dovuti alla combinazione tra usura
meccanica e degrado chimico delle fibre di seta dovuto a ragioni
diverse (in particolare fotodegradazione e decadimento indotto in
corrispondenza di macchie e depositi di materiali organici ma non
provenienti da tessuti umani in decomposizione). Sono più
accentuate sul dietro all'altezza delle spalle e delle scapole, e
sul davanti nella posizione in cui solitamente sono collocati i
guasti maggiori nella pianeta. Se ne deduce che il manufatto è
stato molto usato, in ragione della sua longevità, ma molto ben
conservato quando in riposo. Le conseguenze sono costituite da
numerose lacerazioni e lacune, di piccola e media entità, che
compromettono la solidità complessiva del tessuto; in taluni casi
il degrado chimico è tale che il materiale tende a disgregarsi,
fenomeno a cui nel passato si è tentato di porre rimedio con
rammendi talvolta talmente fitti da disintegrare il tessuto d4.31,
d4.15, d4.36 . Ci
sono tuttavia aree anche ampie in cui questo conserva una buona
resistenza meccanica. Il tessuto,
inoltre, era ingrigito dalla polvere fissata dalle sostanze grasse
sospese nell'atmosfera e si presentava imbrunito nelle aree
interessata da decadimento chimico. Gravemente lacunoso era anche il
taffetas di seta rosso-marrone dei profili laterali d4.6
. Per quanto riguarda,
infine, il pannello decorativo, va osservato che era ed è
interessato da un livello così accentuato di decadimento molecolare
delle fibre di seta dell'ordito, peraltro sottilissimo, che tendeva
a lacerarsi sotto la minima azione meccanica; paradossalmente la
situazione era aggravata dalla grande robustezza residua mostrata
dalle trame supplementari lanciate di pelle dorata. Le conseguenze
erano costituite da fitte e lunghe lacerazioni orizzontali (una da
una estremità all'altra in corrispondenza dell'orlo del diaspro
sottostante) e da una lacuna ad andamento verticale collocata a
sinistra della linea di mezzeria.d4.54,
d4.57
Trattamento
Smontate
le grandi pezze di tela di cotone cucite a macchina, è stato
relativamente facile – grazie alle cuciture sopravvissute e alle
evidenze materiali individuate - ricondurre le due sezioni alle
posizioni originarie. Molto
verosimilmente si tratta – come si è già visto - di una
dalmatica che ha subito un piccolo ma significativo mutamento di
foggia che le conferisce un aspetto simile ad una tonacella. Don
Ruggero dalla Mutta, noto studioso di costume liturgico ha
confermato l'ipotesi nel corso di un sopralluogo al laboratorio. Per
l'epoca e il modo in cui è stata realizzata, la trasformazione non
è priva di interesse dal punto di vista storico.
La
direzione dei lavori ha concordato, pertanto, circa l'opportunità
di salvaguardare l'opera nello stato nel quale ci è pervenuta, una
volta rimosse le grossolane superfetazioni degli anni '70.
Pulitura:
Osservazioni ripetute al microscopio sono state condotte
preventivamente al fine di verificare la reazione all'acqua
dell'argento sul budello, che costituisce le broccature del diaspro,
e quella della pelle dorata che costituisce la trama del tessuto del
pannello decorativo. La reazione di entrambi è stata tale da
escludere nel modo più assoluto la pulitura in soluzione acquosa:
il budello argentato avvolto su accia di seta una volta imbibito si
contraeva rapidamente, incurvandosi e svolgendosi; anche se assai più
contenuto lo stesso fenomeno si verificava per la pelle dorata.
Nessun effetto negativo si manifestava, invece, nel
trattamento con solventi organici. Si è quindi proceduto alla
pulitura, prima attraverso la spolveratura per aspirazione, poi per
immersione in tetracloro-etilene, dopo aver supportato
interinalmente tra due strati di tulle di nylon, le aree indebolite
o lacunose. Il tessuto si mostra adesso meno ingrigito mentre le
trame di seta che producono il motivo decorativo sono leggermente più
lustre e consentono una migliore leggibilità del medesimo. d4.77,
d4.79
Consolidamento:
una volta individuata la foggia corretta del manufatto si è
provveduto al supporto totale dei pannelli centrali e delle maniche,
locale dei pannelli laterali, su tela di cotone, tinta; le parti
mancanti, facilmente ricostruibili per simmetria, sono state
ripristinate utilizzando una tela di lana/seta, tinta in modo da
presentare la dalmatica come un indumento e non come frammenti di
tessuto provenienti da un indumento d4.32,
d4.35, d4.26 . Le sezioni
nelle quali il tessuto tendeva a disgregarsi sono state
successivamente ricoperte di tulle di nylon tinto, fissato a cucito.
L'intervento è stato condotto in modo da lasciare liberi ed
esplorabili sul retro sia il tessuto che le tracce di finitura e gli
elementi sartoriali. Profili e
fasce decorativi alle aperture laterali sono state rivestite di
organza di seta, anch'essa tinta appositamente, fissandola a cucito
ai margini.d4.30
Il pannello decorativo è stato liberato
dalle cuciture che lo fissavano al tessuto di fondo - grossolane e
condotte con un filato troppo spesso e scuro - completamente su due
lati, parzialmente sul terzo, in modo da poter condurre con la
dovuta precisione le operazioni di supporto e da preservare, nel
contempo, parte della cucitura anche se non sembra essere
particolarmente antica. Rimossa la vecchia fodera di raso di cotone d4.56
, al tessuto è stato
sottoposto un supporto di raso di cotone tinto appositamente
(campione 8), fissandolo a cucito (punto posato); nelle lacune sono
stati collocati e ancorati frammenti erratici di lamine di pelle
dorata. d4.65,
d4.67, d4.68 . Il
consolidamento si è concluso con la ricopertura totale del pannello
con tulle di nylon tinto (campione 9), fissato a cucito ai bordi,
lungo i margini delle lacune e delle lacerazioni, nonché in
corrispondenza dei "picchi" e delle "valli"
delle increspature. d4.69
La
trasformazione non è priva di interesse dal punto di vista storico. |