L'amitto
è costituito da due pezzi
di tela
di lino color ecrù, ricamato a punto croce allungato con filati di
seta rosso e blu. La decorazione si presenta a bande orizzontali
distanziate sul fondo:
-
da una estremità della stoffa si legge una prima teoria con una
coppia di pappagalli
affrontati verso uno
stelo, ogni coppia è separata da un albero blu a cinque rami: d8.15
-
una sequenza di coppie di pavoni
affrontati
verso un albero di
vite
con grappoli e pampini, alternate nei colori rosso e azzurro d8.19
-
una terza fascia simile alla prima.
Dall'altra
estremità:
-
una sequenza di grifoni
alati rossi e blu alternati, rivolti a destra, sono caratterizzati
da testa d'uccello con corna, zampe anteriori da rapace, quelle
posteriori leonine, come il resto del corpo, dietro un piccolissimo
pappagallo o distanziato da una rosetta
a quattro petali, come all'altezza della coda.
d8.22
-
una composizione con maglie a rete di rombi interrotta con motivi a
croce rossi e azzurri di dimensione quadrata, d8.17
-
un'altra sequenza di grifoni alati rivolti in altra direzione.
Storia
e critica
L'amitto
è databile alla seconda metà del secolo XIII.
Nel
decoro il bestiario e i motivi vegetali con i loro significati
simbolici risalgono iconograficamente al medioevo cristiano. Più
precisamente si può considerare ancora legato al periodo romanico,
in un momento di transizione, in quanto la decorazione geometrica,
di tipo architettonico, è associata all'elemento animale
preponderante. L'impostazione complessiva del manufatto (anche se
probabilmente si tratta di due pezzi uniti) si associa a un genere
destinato all'arredo piuttosto che all'abbigliamento. F/7
Nei
significati simbolici si leggono i legami con la mensa del Signore
(altare). Il grifone alato è interpretato con aspetto positivo: in
sequenza continua con atteggiamento di fierezza, come se spiccasse
il volo verso l'alto, verso il sole, quale guardiano del simbolo
della vita, rappresentato dall'uva. Questa a sua volta è simbolo
del vino eucaristico e quindi del sangue di Cristo, è raffigurata
sull'albero a cui sono affrontati i pavoni che con essa si
ristorano, divenendo simboli dell'anima immortale. Il ricamo è
probabilmente stato eseguito, su commissione, per l'uso
ecclesiastico in riferimento alla raffinatezza stilistica, al tipo
di materiali e ai temi iconografici trattati, si considera opera di ricamatori
a cui era nota la produzione tessile più preziosa.
F/8
Per
tutti questi aspetti sembra più probabile che l'oggetto avesse
maggiori legami con l'arredo liturgico, più che con l'abbigliamento
dei sacerdoti. L'amitto che veniva impiegato nella vestizione del
sacerdote, fin dalle origini doveva essere di lino, le dimensioni
prescritte erano diverse dalle quelle rilevate. Pertanto questo
parato anche se appartenuto al Bertrando, in riferimento alla
datazione, non era con tutta probabilità il suo amitto. Le
dimensioni farebbero pensare a un tetravela, ossia quei veli
che venivano appesi alle colonnine laterali del tempietto costruito
sull'altare- ciborio, fino al XIII secolo. Per il fissaggio erano
impiegati degli anelli sulle traverse disposte tra le colonne, gli
strappi rilevati prima del restauro sui lati corti dell'amitto fanno
pensare a una prolungata usura in tal senso. Oppure sono frutto i
una sottrazione del tessuto a scopo di reliquia. Per arredare la
mensa erano prescritte delle tovaglie, che dovevano essere di lino e
talora potevano avere delle decorazioni simili. Anche nell'ambito
"civile" si impiegavano oggetti di tale genere, come
manutergi nell'arredo o altro nell'abbigliamento. Manufatti
intessuti con impianto stilistico similare sono stati per più
secoli attribuiti alla tradizione popolare o domestica. La loro
destinazione d'uso, a seconda dei periodi poteva essere per la
biancheria da casa o ecclesiastica. Tale genere di stoffe è stato
rintracciato con un cospicuo numero di esemplari in area umbra o
perugina, da cui la denominazione di tovaglie umbre o tovaglie
perugine: Ma non si discostano da essi molti esemplari rinvenuti in
Friuli. foto
2
foto
3 |